IN ARCHIVIO

CONFLITTO E IDENTITÀ - ADAM BROOMBERG & OLIVER CHANARIN

27 settembre 2014 > 11 gennaio 2015

Il festival è promosso dall’Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica di Roma Capitale, co-prodotto dal MACRO e Zètema Progetto Cultura con la direzione artistica di Marco Delogu.

Con la partecipazione di: Accademia di Francia a Roma - Villa Medici; Accademia Tedesca - Villa Massimo; Azienda Unità Sanitaria Locale Roma E - Santa Maria della Pietà; IIla; MiBAC; ICCD - Istituto Nazionale per la Grafica - Museo Arti e Tradizioni Popolari; Officine Fotografiche - Emerging European Talents; Palazzo delle Esposizioni; Forum Austriaco di Cultura; Studio Legale Graziadei; GQuadro Advertising; Save The Children.

Il rapporto tra identità e fotografia è da sempre caratterizzato da una forte conflittualità tra ciò che è osservato e ciò che è percepito. R. Barthes avvertiva l'atto di essere fotografati come una micro esperienza della morte, che crea e mortifica a piacimento il corpo tramutandolo in un oggetto, riscontrando il pericolo di un’effigie legata ad un io immobile lasciato in balia di un senso che sara attribuito dalla società e dal contesto di fruizione. La fotografia, declinata come strumento archivistico, ha messo più volte in risalto i conflitti latenti tra identità singole e collettiva e lo stato di potere. Eppure, persino nella foto segnaletica che presuppone per sua natura conflittualità, la foto-ritratto non può prescindere dalla cooperazione del soggetto, in quanto egli non si esime dall'assumere una posa, ovvero indossare una maschera di senso.

Dagli Archivi di Stato, per opera di un progetto di ricerca di a cura di Eugenio Lo Sardo e Manola I. Venzo, emerge uno straordinario ritratto collettivo del movimento anarchico nel periodo della sua massima estensione, tra il 1880 ed il 1914. A dettare il senso, più che l’annotazione del reato, e la parola “Anarchico” che li racchiude in una categoria difficilmente esaustiva dell'eterogeneità che rappresentano.

Dai ritratti schedati di uomini e donne, ragazzi e adulti, braccianti o intellettuali – scaricati dal peso di una biografia individuale – emerge il difficile rapporto tra i movimenti libertari e socialisti e lo stato monarchico dell’Italia liberale.
Completano il ritratto i moltissimi documenti, opuscoli, volantini e giornali di controinformazione che il movimento ha prodotto. A partire dai primi del Novecento A. Sander tracciò un ritratto della Repubblica di Weimar attraverso ritratti formali delle varie categorie sociali allora presenti. Tale fu l’ampiezza del lavoro da destare preoccupazione nei nazisti che lo censurano, non riscontrandovi l’archetipo dell’ariano. Contestualmente H. Lerski opera una ricerca simile ma il suo lavoro, caratterizzato da inquadrature strette e da una drammatica manipolazione della luce, rigetta la ricerca di un archetipo suggerendo che nulla possa esser desunto dall’apparenza.

Traendo ispirazione da entrambi i lavori, Broomberg&Chanarin ripropongono le medesime categorie sociali sugli echi di problematiche simili nella Russia di Putin, fotografando 120 cittadini di Mosca. Per farlo si servono di una tecnologia per il riconoscimento facciale in aree affollate progettata perché sia capace di ricostruire da un singolo frame una posa frontale senza la cooperazione del soggetto o che esso ne sia a conoscenza. L’effetto risultante è una totale spersonalizzazione dell’individuo ed i volti, ridotti a maschere fluttuanti, appaiono appunto come “pezzi di carne con due occhi” (come l’insulto in Yiddish Shtik Fleisch Mit Tzvei Eigen, titolo della loro opera).

Per resistere a quest’ennesima incarnazione high-tech del panoptismo, macchina che secondo la definizione di Foucault permette di dissociare la coppia vedere-essere visti, la soluzione proposta è quella di sottrarre la propria immagine attraverso l’uso di uno strumento semplice come il balaclava, il passamontagna icona delle Pussy Riot di cui Y. Samutsevic non a caso è chiamata a interpretare il ruolo del Rivoluzionario.